I partitori ed i derivatori sono componenti passivi, fondamentali di un impianto
TV perché permettono di ripartire in modo equo su tutte le prese il
segnale ricevuto da una o più antenne ed opportunamente amplificato.
A differenza di quanto accadeva in passato, negli impianti moderni si
utilizzano quasi esclusivamente prodotti induttivi (e non resistivi) perché
garantiscono maggior separazione tra le uscite e sono rispondenti alle
attuali normative.
Un altro aspetto da considerare è quello della schermatura: meglio utilizzare
partitori e derivatori dotati di connettori F (o, al limite, morsetto
schermato) perché la TV digitale soffre interferenze esterne quali i
rumori impulsivi e i segnali interferenti LTE che creano disturbi anche
attraverso i cavi e le connessioni non adeguatamente schermate. In fase
di progettazione di un impianto si devono utilizzare in modo corretto i
partitori ed i derivatori in base alle loro caratteristiche:
Partitori: ripartiscono in modo simmetrico sulle uscite il segnale in ingresso, non hanno separazione tra le varie uscite e consentono il passaggio di corrente tra uscite e ingresso. Sono utilizzati principalmente per dividere le colonne montanti o, negli impianti satellite, per portare un segnale SCR o dCSS su più prese. Vista la scarsa separazione tra le uscite, non è ammesso il collegamento di prese terminali ad un partitore.
Derivatori: prodotti studiati per garantire una buona separazione tra le uscite e tra uscite e ingresso, sono ideali per la realizzazione di tutti gli impianti TV e consentono il collegamento di prese dirette alle uscite. Un’altra caratteristica peculiare del derivatore è che, per ciascun modello, sono disponibili più versioni con diversi valori di attenuazione in uscita e che le perdite di transito tra ingresso ed uscita sono molto contenute. Ciò lo rende adatto per realizzare impianti monocavo su più livelli perché garantisce un livellamento dei segnali a tutte le prese. Ad esempio, la serie Compact, con connettori F montati in verticale, comprende partitori con 1, 2, 3, 4, 6 e 8 uscite e derivatori con 1, 2, 4, 6 e 8 uscite, ciascuno con 4 diversi valori di attenuazione.
Il cavo coassiale per servizi televisivi ha un’impedenza di 75 Ohm ed
è composto da un unico conduttore di rame (o di un altro metallo nel
caso di cavi meno pregiati). Importante, per definire la bontà del cavo,
è anche determinare la sezione del conduttore posto al centro del cavo
(anima) e del dielettrico (tipicamente in polietilene o PTFE) che separa
l’anima centrale da uno schermo esterno costituito da fili metallici
intrecciati (calza) che garantisce l’isolamento tra i due conduttori. Lo
schermo di metallo aiuta a proteggere il conduttore centrale dalle interferenze
che provengono dall’esterno.
I cavi sono classificati in base all’efficienza di schermatura e, quindi alla
capacità di proteggere il segnale trasmesso da interferenze esterne. I
conduttori con i livelli di schermatura più elevati sono classificati come
A++ mentre quelli meno efficienti sono inseriti nelle classi successive
A+, A, B ecc.
Anche il materiale utilizzato per la realizzazione delle varie parti determina
la bontà di un cavo: i migliori cavi hanno la calza ed il conduttore in
rame perché è il metallo che garantisce le migliori prestazioni.
La composizione della guaina e del dielettrico sono fondamentali per
determinare la resistenza del cavo alle sollecitazioni meccaniche e
all’invecchiamento.
Esistono cavi adatti per la posa all’esterno che sono protetti da speciali
schermi anti-roditore e altri che invece sono adatti solo alla posa in
tubature protette.
In fase di progettazione dell’impianto, per la scelta del cavo coassiale,
oltre alle considerazioni fatte in precedenza, si deve tenere conto del
tipo di segnale da distribuire e delle distanze tra le parti.
Quindi, è necessario analizzare le schede tecniche dei vari conduttori
e scegliere il prodotto che garantisca la migliore resa. Le tabelle dei
costruttori mostrano le perdite su 100 m di cavo riferite a vari step di
frequenza. I tipi di cavo più utilizzati sono quelli di diametro 5 mm oppure
6,8 mm. Il più delle volte, un buon cavo con diametro maggiore,
garantisce prestazioni superiori a quelle di un equivalente di diametro
inferiore.
Gli alimentatori TV trasferiscono sul cavo coassiale la tensione (in genere a 12 V) utilizzata dagli amplificatori per il loro corretto funzionamento. L’alimentatore va scelto in base all’assorbimento di corrente dichiarato per l’amplificatore. La corrente richiesta da un amplificatore è direttamente proporzionale al suo livello di uscita e al guadagno. Inoltre è buona norma lasciare una riserva di corrente disponibile ad eventuali preamplificatori telealimentabili attraverso l’amplificatore stesso. Se si utilizza un alimentatore sottodimensionato la tensione di alimentazione si abbassa e i transistor del dispositivo non sono più correttamente polarizzati con evidenti ripercussioni sulle prestazioni del prodotto. Se inoltre l’alimentatore è dotato di un circuito di protezione da cc, la richiesta di un’elevata corrente provoca continue interruzioni e ripristini, con conseguente spegnimento o funzionamento a scatti dell’amplificatore. E’ quindi buona norma verificare l’assorbimento dell’amplificatore e acquistare un alimentatore con una potenza tale per cui si abbia un margine di sicurezza. In generale per amplificatori con livello di uscita fino a 108 dBμV si consigliano alimentatori da almeno 80 mA@12V. Per quelli fino a 114 dBμV alimentatori da 150 mA@12V. Oltre i 114 dBμV almeno 200 mA@12V. Il margine di corrente erogabile dall’alimentatore su quella richiesta dall’amplificatore consente all’alimentatore stesso di lavorare in condizioni ottimali con basso stress elettrico e termico. Ricordiamo che spesso gli alimentatori vengono chiusi in scatole di derivazione o nei sottotetti, dove la mancata aereazione favorisce il surriscaldamnto interno. Un’ ultima considerazione: la tecnologia switching sta soppiantando, soprattutto per le potenze più alte, quella classica ‘lineare’ con il classico trasformatore ad avvolgimento e raddrizzatore; l’alimentatore switching è più leggero (e per alte potenze più economico), ma avendo al suo interno numerosi componenti elettronici di commutazione, più soggetto a rotture e, se non ben filtrato e/o schermato, può essere fonte di disturbi. Attenzione quindi alle certificazioni dei prodotti di importazione.
Per poter scegliere il filtro LTE più idoneo è molto importante che l’antennista effettui dapprima un’accurata analisi dei segnali interferenti, confrontati con quelli digitali terrestri. Per fare ciò è ovviamente indispensabile che sia dotato di strumento di misura professionale per poter effettuare le adeguate rilevazioni sul campo. Detto ciò il filtro va scelto in modo che la sua attenuazione garantisca un adeguato rapporto di protezione del livello di campo elettromagnetico del segnale televisivo rispetto al campo elettromagnetico di una base station LTE. Secondo quanto descritto dalla Guida CEI 100-7 il filtro va interposto tra l’antenna televisiva ed il centralino di amplificazione, seguendo le indicazioni per determinarne le corrette specifiche. Oltre al filtro LTE corretto, è importante prestare attenzione alla scelta di tutti i componenti dell’impianto, in modo da non andare a vanificare l’effetto di mitigazione del filtro. Tutti i componenti (cavi, connettori, partitori, derivatori, prese ecc..) devono essere dotati di adeguata schermatura per evitare la penetrazione delle interferenze in altri punti dell’impianto. Per rendere ancora più efficacie la protezione, esistono dei filtri LTE da retro TV (es. 81948L) che salvaguardano ulteriormente il tuner TV da interferenze dannose, causate anche da device LTE (smartphone, tablet..) all’interno dell’abitazione. Oltre al filtro LTE raccomandiamo l’importanza di installare un’antenna LTEfree la cui banda di lavoro risulti ottimizzata fino al ch. E60, in modo da massimizzarne le prestazioni nella sola banda utile.
Per progettare correttamente un sistema adatto alla ricezione ed alla distribuzione dei segnali satellitari e televisivi, è necessario focalizzare tutti i dettagli relativi a tale argomento. Le questioni da affrontare sono sostanzialmente due: il dimensionameno della parte ricevente (parabola e LNB) e la distribuzione del segnale ricevuto. In fase di installazione, è indispensabile utilizzare uno strumento di misura in grado di rilevare tutti i parametri relativi ai segnali presenti nei vari punti dell’impianto. Senza tale ausilio è impossibile ottenere un sistema equilibrato ed affidabile. A tal fine Emme Esse propone una gamma di strumenti di misura professionali in grado di fornire tutte le misure necessarie per la realizzazione di impianti TV e SAT.
La prima operazione è definire il tipo di parabola da installare ed il suo diametro. Se il satellite da ricevere è solo uno, basterà scegliere una parabola con un diametro adeguato alla ricezione di quel satellite nella zona interessata. Se, invece, è richiesta la ricezione di un maggior numero di posizioni orbitali, la scelta della parabola deve essere fatta in funzione del satellite con potenza inferiore. Stabilito il diametro della parabola, è importante verificare il numero di satelliti da ricevere: se i satelliti sono in un numero da 2 a 4, si può optare per sistemi che prevedono il montaggio di staffe “multi-feed” oppure si possono prendere in considerazione i sistemi motorizzati o, in casi più complessi, sistemi con la presenza di più antenne paraboliche. Quest’ultima soluzione, si rende opportuna quando i satelliti richiesti sono troppo vicini o troppo lontani tra loro per essere ricevuti con un’unica antenna parabolica. Nel caso d’impianti per la ricezione di 2 satelliti a 6°, 4° o 3°, consigliamo l’utilizzo di LNB monoblocco che, per alcuni modelli, sono anche disponibili con più uscite per il collegamento di diverse utenze. Inoltre, se la parabola deve supportare il peso di diversi LNB e, magari, della staffa di montaggio, è meglio prevedere un modello di antenna parabolica che abbia una struttura più robusta.
È il classico impianto con parabola ed LNB per la ricezione di un solo satellite. Se l’utenza è singola, è possibile utilizzare LNB singolo o Quattro Uscite (esempio cod. 80188K) se si tratta di una distribuzione centralizzata. Impianto con singolo LNB tipo monoblocco: Come variante dell’impianto singolo è possibile aumentare le prestazioni dell’impianto, installando LNB tipo ‘monoblocco’ (cod. 80185DF, 80185DFE, 80186DF ed 80187DF) per ottenere la ricezione di 2 satelliti a 6°, 4° o 3° (secondo il modello). Questi LNB sono abbinabili solo a parabole Ø 80 e 85 cm.
È una soluzione che prevede la ricezione del segnale proveniente da più satelliti. Con l’impiego di apposite staffe è possibile montare più LNB (da 2 a 4) sulla stessa parabola, ed orientarli in modo da ottenere la ricezione dei satelliti desiderati. Tali soluzioni possono essere adottate sia per singole utenze che per distribuzioni centralizzate. Per queste ultime vi sono alcune limitazioni dovute all’ingombro degli LNB e al numero di satelliti da ricevere. Infatti gli LNB Quattro uscite, essendo ingombranti, non sono indicati per il montaggio su staffe multi-feed per la ricezione di satelliti molto vicini tra loro (3° e 4°). Anche la distribuzione di più di 2 satelliti può rivelarsi problematica, per la mancanza di appositi switch e per il gran numero di cavi necessari per la colonna montante. Un sistema innovativo nel campo della ricezione multisatellite è il ClarkalignTM. Si tratta di un particolare supporto che consente la rotazione dell’antenna anche sul suo asse e di un’apposita flangia multifeed. Tale soluzione permette di ricevere fino a 4 satelliti, riducendo di molto le perdite dovute al disallineamento tra il disco parabolico e l’asse dei satelliti.
La parabola motorizzata esclude la possibilità di distribuzione a più utenze in quanto il motore seleziona una sola posizione orbitale alla volta. L’installazione ha un grado decisamente più elevato rispetto ad un impianto singolo o ‘multi-feed’. Grazie al sistema DiSEqC è possibile utilizzare motori comandati da cavo coassiale, evitando quindi l’impiego di cavi elettrici supplementari.
Il sistema USALS sfrutta un linguaggio più evoluto rispetto al DiSEqC, pur mantenendo gli stessi principi di funzionamento. Il ricevitore ed il motore dialogano in modo da rendere più semplici le operazioni di ricerca delle posizioni orbitali, soprattutto in fase di installazione. Per realizzare un sistema motorizzato con il protocollo USALS, è necessario che il motore ed il ricevitore siano abilitati a tale funzionalità.
Sfruttando un sistema di conversione delle frequenze, tale LNB permette la distribuzione del segnale utilizzando un solo cavo di discesa, fino ad un massimo di 4 utenze.
Richiede necessariamente un ricevitore dotato di un software in grado di comunicare con l’LNB.
Sfruttando un solo cavo di discesa, l’innovativo LNB dCSS consente la distribuzione del segnale su 16 User band differenti. E’ completamente retrocompatibile con l’SCR. Per funzionare con tutte le 16 UB richiede necessariamente un decoder compatibile. In alternativa il suo funzionamento sarà limitato alle 4 porte SCR tradizionali.Tale LNB è quindi adatto ad impianti monocavo multiutenza anche con decoder multituner di nuova generazione.
La distribuzione di segnali satellite a più utenze è paragonabile a quella TV anche se, per certi versi, più difficoltosa. I segnali satellite sono trasmessi su 4 diverse polarità e quindi il ricevitore collegato ad una presa deve interagire con il convertitore LNB per selezionare la giusta banda per ciascun canale. Ciò esclude la possibilità di realizzare distribuzioni dell’intera banda su unico cavo, con l’utilizzo di partitori e derivatori di segnale (anche se come appena detto, con l’LNB SCR è possibile ovviare parzialmente a tale problematica). È ammesso l’uso di un partitore per dividere il segnale Sat su più prese in un appartamento, ma questi punti presa si devono utilizzare alternativamente. Quindi, volendo abilitare alla ricezione del segnale Satellite, più utenze indipendenti, è necessario disporre di ampi passaggi per l’infilaggio di più cavi. In base al numero di utenze da servire è possibile utilizzare dei multiswitch o LNB multi- uscita. L’utilizzo di multiswitch implica la presenza di una colonna montante con un numero di conduttori pari alle polarità da distribuire (4 cavi per ogni satellite). Quindi, per valutare la possibilità di adottare queste soluzioni, è indispensabile controllare che vi siano tubature in grado di alloggiare i cavi necessari. È consigliabile l’utilizzo di cavi da Ø 6.8 mm (esempio cod. 80285B) o, al limite, da Ø 5 mm (cod. 80286S o 80286SK ecc.). Il cavo deve essere selezionato con cura in base alle sue caratteristiche: la scelta di un conduttore di qualità mediocre, può portare seri problemi al sistema. In alternativa alle soluzioni appena esposte, si possono realizzare impianti con apposite centrali che convertono il segnale da QPSK a COFDM. Tali tipi di impianti verrano analizzati dettagliatamente nelle pagine successive.
È una soluzione semplice ed economica per realizzare un impianto multiutenza. Ogni terminale offre lo stesso servizio di un impianto per singola utenza formato da parabola + LNB Universale. Il ricevitore collegato ad un’uscita dell’LNB può sintonizzare ogni frequenza del satellite scelto. La flessibilità di questo sistema garantisce la ricezione di tutta la banda e quindi anche di eventuali nuovi canali. Per la distribuzione dei segnali è necessario prevedere un cavo per ogni utenza, collegato a ciascuna uscita dell’LNB.
È senz’altro la soluzione più completa e versatile per la realizzazione
di sistemi in 1AIF. Il servizio offerto a ciascuna utenza è paragonabile
a quello di un impianto indipendente. Il multiswitch della serie Compact,
può essere posizionato a monte dell’impianto o ad ogni piano per
distribuzioni in cascata. Il sistema è espandibile ed i vari componenti
possono essere assemblati anche come centrale di testa. A corredo vi
sono accessori (amplificatori, derivatore, partitore ecc.) che consentono
la completa gestione di diverse decine di utenze. Il convertitore LNB
da utilizzare in abbinamento con i multiswitch è quello con le 4 uscite
V/H/V/H cod. 80188K. La colonna montante è formata da 4 cavi (8 se
si distribuiscono i segnali da 2 satelliti). Se i multiswitch sono installati
come centrale di testa, è richiesta una tubazione in grado di alloggiare
un numero di cavi pari alle prese. Negli appartamenti dove sono richieste
2 prese o l’utente vuole collegare un apparecchio con PVR a 2 Tuner,
è necessario prevedere la stesura di 2 cavi, collegati a 2 uscite del multiswitch
(come se si trattasse di 2 utenze separate).
I multiswitch a 5 e 9 cavi sono adatti alla distribuzione dei segnali Satellite
e TV miscelati (1 satellite e 2 satelliti + mix TV). Ciascuna uscita
del multiswitch può essere collegata ad un demixer o ad una presa
demiscelata (Serie Plug IN cod. 81XDT).
Il vantaggio di questi multiswitch è che con un singolo cavo di una diramazione si possono gestire fino a 4 utenze (rispetto alla corrispondenza 1 cavo-1 utenza dei normali multiswitch). Richiede necessariamente un ricevitore dotato di un software in grado di comunicare con l’LNB. Impianto con Multiswitch dCSS: Mediante l’utilizzo, negli impianti, di multiswitch dCSS è possibile effettuare installazioni molto più efficienti poiché con un unico cavo coassiale, per ciascuna uscita, si riescono a gestire fino a 16 User Band. Tali multiswitch sono completamente retro-compatibili con le frequenze del tradizionale SCR analogico ed in più ne aggiungono altre, per il collegamento di decoder innovativi multi-tuner. In sostanza, la distribuzione SAT su singolo cavo amplia di molto le sue potenzialità riuscendo a fornire fino a 16 UB per ogni uscita disponibile.
ClarkalignTM, è un sistema innovativo, studiato e brevettato da Emme
Esse, per ricevere i segnali da più satelliti contemporaneamente, utilizzando
una sola antenna parabolica fissa. Il disco parabolico può essere
da 85 o 100 cm di diametro: viene montato su un sostegno che, oltre
alla normale regolazione di azimuth e zenith, presenta due piastre contrapposte
che consentono la rotazione dell’antenna parabolica su un
asse perpendicolare al supporto stesso. Una flangia metallica curvata,
montata sulla parte terminale del monopode, rende possibile il montaggio
di più LNB. Il funzionamento del sistema è semplice ed efficiente:
basta una piccola analisi dei satelliti da ricevere e della zona geografica
dove si installa l’antenna parabolica per ottenere i giusti parametri da
inserire per il puntamento del disco (alzo, azimuth e rotazione assiale).
Il sistema di rotazione assiale (skew) è determinante per far sì che le
perdite dovute alla ricezione dei satelliti fuori fuoco siano minime. Infatti,
lo skew della parabola consente di esporre una superficie maggiore di
disco per la ricezione di ciascun satellite che si trova fuori fuoco. Dal
punto di vista meccanico, l’antenna parabolica con il sistema Clarkalign
è decisamente robusta e stabile.
Il monopode 50x20 mm e il sostegno con dadi a farfalla in pressofusione
sono derivati dalla serie professionale “M”. I portafeed sono anch’essi in
pressofusione d’alluminio. Il sistema offre prestazioni di rilievo: con una
parabola Ø 85 cm è possibile ricevere satelliti lungo un arco di 30°, 15°
a sinistra del satellite in fuoco e 15° a destra. Per questioni meccaniche
è consigliabile prevedere al massimo la ricezione di 4 satelliti. Le uscite
dei 4 LNB possono essere collegate ad uno switch 4x1 (cod. 80260R),
pilotato da un unico ricevitore. All’occorrenza, è possibile installare anche
LNB monoblocco 3°, 4° o 6°, gestibili con switch cod. 80260R. Se la
distanza dei vari satelliti lo consente (avvicinando al massimo due LNB
Emme Esse standard è possibile ricevere 2 satelliti a 3° di distanza),
è possibile installare LNB multiuscita o quattro uscite per distribuzioni
centralizzate. La differenza tra Clarkalign ed una normale flangia multifeed
è evidente quando si puntano satelliti che hanno una posizione
orbitale laterale (ad est di Astra 19°E e ad ovest di Sirius 5°E). A corredo
è fornita anche una staffa per LNB a 3°.
Innanzi tutto si deve calcolare l’attenuazione massima dell’impianto (dovuta al cavo, ai partitori e ai derivatori), ovvero la perdita di segnale che ho tra l’uscita dell’amplificatore e la presa più sfavorita. Sommando al segnale che voglio garantire in presa (dBμV) l’attenuazione massima prevista per la rete di distribuzione (dB) ottengo il livello di segnale che l’amplificatore mi dovrebbe garantire (dBμV). L’amplificatore chiaramente non genera il segnale ma incrementa quanto ricevuto in ingresso (dBμV) di un valore pari al proprio guadagno (dB). I parametri da valutare sono quindi: 1) Le perdite di distribuzione che spesso sono associate per semplicità al numero di prese ma che in realtà sono dipendenti dalle distanze e dall’architettura stessa dell’impianto (stella, cascata o mista). 2) Il livello di uscita che misura la potenza massima del segnale che l’amplificatore può erogare. In genere più è alto questo parametro più l’amplificatore costa e consuma in termini di corrente assorbita. Gli amplificatori con elevati livelli di uscita in genere sono autoalimentati appunto per il loro elevato assorbimento. 3) Il guadagno che misura di quanto l’amplificatore può incrementare il segnale in ingresso; se il segnale in uscita superasse quanto dichiarato come livello di uscita, tale segnale avrebbe un notevole peggioramento di qualità a causa di fenomeni di intermodulazione e distorsione. Dunque ho due scelte: cercare un amplificatore con maggiore potenza (se necessaria) o abbassare il livello in ingresso. Per questo motivo in genere gli amplificatori sono dotati di potenziometri o attenuatori. In conclusione, fatti i rilievi del caso sul segnale in antenna e sulle perdite di distribuzione, dovrò scegliere il prodotto con i valori di livello di uscita e di guadagno che soddisfino il caso specifico. Un ultimo consiglio è quello di non acquistare amplificatori ad alto guadagno se non necessario, confidando sulla presenza di attenuatori; l’attenuatore infatti agisce sul segnale in ingresso e dunque andrebbe utilizzato solamente per piccole ottimizzazioni: attenuare oltre i 10 dB un segnale prima di amplificarlo è una assurdità, potendo inserire un amplificatore a più basso guadagno, in quanto vado a peggiorare inutilmente il rapporto S/N del sistema. OSSERVAZIONE: i valori dichiarati come livello di uscita fanno riferimento a standard che prevedevano l’utilizzo di 2 o 3 toni di riferimento. Il valore espresso va quindi diminuito se i canali in banda aumentano. Esiste una formula semplificata molto usata nel sistema analogico che prevede di diminuire il valore così misurato di 3 dB ad ogni raddoppio di canali.
Talvolta, in alcune zone particolarmente problematiche (e.g. nelle località
marittime), può capitare che si verifichino significative oscillazioni del
segnale ricevuto in antenna, che possono portare a malfunzionamenti
dell’impianto in determinate fasce orarie. Infatti durante la giornata, l’indice
di rifrazione relativo n della troposfera è soggetto a cambiamenti in
base alla variazione di temperatura, pressione e contenuto di vapore acqueo.
Ciò si può ripercuotere quindi in fenomeni di instabilità del segnale
dovuti alla propagazione delle onde nello spazio libero e all’influenza
della superficie marina.
Per risolvere tali problematiche è possibile utilizzare degli amplificatori
con il controllo automatico di guadagno. La scelta della tipologia di
amplificatore verrà fatta durante le misurazioni della situazione più critica.
Bisogna scegliere il modello giusto quando la potenza del segnale
in ricezione è più basso possibile durante l’arco delle 24 ore. Quando
il segnale in antenna comincierà ad incrementare entrerà in funzione
l’AGC che abbasserà in modo automatico il livello di guadagno dell’amplificatore.
Il nostro Servizio Clienti è disponibile tutti i giorni
dal lunedì al venerdì, dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 14.00 alle 18.00.